LE NUOVE FRONTIERE DELLE TERAPIE ANTIVIRALI

Alla sessione sulle nuove frontiere delle terapie antivirali è stato presentato un’interessante excursus su alcune nuove terapie, le procedure di monitoraggio e la Real Word Evidence.

Si è partiti con l’epatite delta, una delle più gravi forme di epatiti virali, il cui agente infettivo necessita della presenza di un altro virus – come il virus dell’epatite B –per infettare le cellule epatiche e per replicarsi. E’ stata sottolineata l’importanza dell’utilizzo del fibroscan – metodica di elastografia epatica- per la diagnosi e il futuro monitoraggio del paziente. Bulevirtide si è confermato efficace nel trattamento prolungato in caso di epatite delta cronica.

Si è poi passati alle nuove strategie di trattamento e della prevenzione del virus HIV, in un contesto in cui gran parte dei pazienti affetti assume molteplici terapie (polypharmacy) e in cui circa il 50% delle diagnosi di HIV avviene dopo i 50 anni di età.

I Long Acting treatments permettono di migliorare l’aderenza e di conseguenza di migliorare la qualità della vita del paziente affetto da HIV.

Alcuni esempi di tali terapie sono Cabotegravir e Rilpavirina come formulazione iniettabile a lunga durata d’azione: questa terapia – somministrata ogni 2 mesi- è utilizzata in pazienti con viremia controllata.

Altri esempi sono il Lenacapavir, molecola che agisce sul capside virale e che si somministra per via iniettabile, e Fostemsavir – profarmaco convertito poi in Temsavir- che agisce contro la gp20 e che si somministra per via orale. Entrambe questa molecole sono utilizzate in caso di resistenza ad altri farmaci e in associazione ad altri antiretrovirali.

Uno studio ha anche valutato favorevolmente l’utilizzo di Cabotegravir nella Profilassi pre-esposizione rispetto all’associazione Tenofovir/Emtricitabina.

Si è sottolineato come in merito all’aderenza alla terapia dei pazienti affetti da HIV, solo il 50% circa sia effettivamente sempre compliante – complice anche la pandemia – rispetto ad un pool di pazienti affetto da altre patologie e che quindi abbia una viremia sotto controllo.

L’aderenza alla terapia, per essere definita tale, deve essere minimo del 95%; pertanto analizzare il rischio del fallimento virologico nei pazienti affetti da HIV e i Real Word Data per tutte le analisi di farmacoutilizzazione disponibili diventa molto importante.

 

Chiara Della Costanza

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